Colangite biliare primitiva (PBC)

La colangite biliare primitiva (definita in precedenza cirrosi biliare primitiva) è una delle rare malattie epatiche autoimmuni e colpisce più spesso le donne degli uomini. Grazie a terapie mirate, oggi due terzi dei pazienti non sviluppano più la cirrosi.

In laboratorio si può osservare un aumento della fosfatasi alcalina e, in fase avanzata, anche della bilirubina, che si può rilevare dall’ittero, ovvero dalla colorazione giallastra di pelle e occhi. Una caratteristica tipica della PBC sono gli autoanticorpi anti-mitocondrio che si rinvengono nel sangue.

Cause

La PBC provoca nel fegato una reazione infiammatoria, la quale nel lungo periodo causa la distruzione dei piccoli dotti biliari e nel corso di decenni può comportare una crescente cicatrizzazione del fegato (fibrosi). Per quale motivo si contragga la PBC non è ancora stato chiarito, si ipotizza tuttavia una predisposizione genetica o fattori ambientali.

Sintomi

I sintomi, che includono affaticamento, prurito e dolori articolari, sono diversamente pronunciati tra i pazienti e si possono contrastare con misure appropriate.

Per facilitare la gestione della stanchezza, si consigliano esercizi di rilassamento, attività sportiva e un sonno adeguato, che possono portare a un miglioramento del benessere. Si possono inoltre ottimizzare l’equilibrio dei liquidi e assumere vitamine.

Se si verifica il comune sintomo del prurito, sono disponibili farmaci come la colestiramina, la rifampicina o gli antagonisti degli oppioidi naltrexone/nalmefene.

A volte si manifestano anche osteoporosi, secchezza delle mucose degli occhi, della bocca e della zona intima e sindrome delle gambe senza riposo.

Diagnosi

Laddove si sospetti la presenza della PBC, verranno analizzati i valori del fegato. Se si osserva un aumento dei valori di fosfatasi alcalina e/o gamma GT, si può confermare la diagnosi analizzando anche gli anticorpi anti-mitocondrio. Un aumento della bilirubina di solito indica già uno stadio più avanzato della malattia.

Per effettuare la diagnosi, non è necessaria una biopsia, ma nei casi aspecifici conviene effettuare l’esame dei tessuti al microscopio. La biopsia rivela il tipico danno ai dotti biliari della PBC. 

Terapia

Per la terapia viene utilizzato l’acido ursodesossicolico (UDCA). Si tratta di un acido biliare praticamente identico a quello del corpo e quindi quasi privo di effetti collaterali. La PBC non può essere curata, quindi è necessario assumere le compresse per tutta la vita. I farmaci sono efficaci soprattutto nelle prime fasi, perché rallentano il decorso della malattia e a volte addirittura la arrestano. Utilizzati nella fase avanzata, non sono ugualmente efficaci.

Dal 2018 è stato approvato per il trattamento della PBC anche l'acido obeticolico, ma solo per i pazienti che non rispondono adeguatamente all'UDCA o che non lo tollerano. L'acido obeticolico può essere combinato con l’acido ursodesossicolico o usato da solo. I costi del trattamento non sono coperti automaticamente dall’assicurazione sanitaria, quindi prima dell'inizio della terapia occorre presentare all’ente previdenziale una richiesta di sovvenzione. Gli effetti collaterali indesiderati includono prurito e valori elevati di colesterolo. Se è già presente una cirrosi epatica avanzata, la dose di OCA deve essere urgentemente ridotta, perché in questo caso il metabolismo è già limitato e quindi il farmaco può causare rapidamente un sovradosaggio e complicazioni come l’insufficienza epatica.

Anche i fibrati, farmaci approvati da tempo in Svizzera come ipolipidemizzanti, possono contribuire a migliorare i valori epatici e agire contro i disturbi (ad esempio il prurito) nei pazienti che non rispondono adeguatamente all'UDCA o che non lo tollerano. L’utilizzo di tali farmaci per il trattamento della PCB avviene sulla base di indicazioni diverse da quelle per le quali sono stati autorizzati (uso off-label). I possibili effetti collaterali dei fibrati includono aumento dei valori epatici e alterazioni della funzionalità renale.

Attualmente, sono in fase di studio ulteriori sostanze atte a contrastare la PBC che in futuro potranno integrare o sostituire l’acido ursodesossicolico.

È controversa la somministrazione di immunosoppressori se si soffre solo di PBC. In caso di sindrome da overlap, vale a dire PBC con epatite autoimmune, la terapia immunosoppressiva è di supporto.

Come con qualsiasi malattia epatica cronica, si consiglia di non consumare alcol e nicotina.

Se è necessario un trapianto di fegato, gli anticorpi AMA rimangono nel sangue, tuttavia, la malattia si arresta in circa tre quarti dei casi.

In circa un quarto o un terzo dei pazienti, i tipici danni della PBC si verificano anche nel nuovo organo, ma di solito restano lievi.